L'Eco Di Un Sogno

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Amyranth
icon12  view post Posted on 31/8/2011, 21:36




Sono piuttosto nervosa..
Ho scritto un'unica storia a capitoli prima di questa.. o per meglio dire, ho provato a scriverla. A metà circa del racconto si è volatilizzata la mia ispirazione cosi che non sono più stata in grado di continuarla.
Ero cosi delusa che ho smesso di scrivere storie per mesi, ma adesso.. beh rieccomi!

Spero che vi piaccia :)


Prologo

Il mio udito fu solleticato da una delicata melodia.
Aprii lentamente gli occhi temendo che quelle piacevoli note avrebbero cessato di rincorrersi se le avessi spaventate con un movimento brusco.
Voltai il capo e scoprii di non essere sola nella stanza: al piano sedeva un ragazzo di cui potevo vedere soltanto i lunghi capelli castani e le splendide dita che accarezzavano i tasti. Tutto il resto era nascosto da candide ali.
Lo scrutavo attentamente, in silenzio mentre lui mi deliziava ignaro con quella dolce melodia.
D'un tratto, uno strillo squarciò il silenzio.
Il misterioso musicista si voltò sorpreso e, accortosi che lo stavo spiando, si eclissò con un battito d'ali.
Rimasi sola, incapace di pensare razionalmente.
“Shh, non piangere figlio mio. Era solo un incubo.”
La voce della mamma mi riportò alla realtà.
Guardai di nuovo il piano chiedendomi se quel musicista dai capelli lunghi fosse il prodotto della mia fervida immaginazione e quella dolce melodia l'eco di un sogno.



Capitolo I

L'indomani feci colazione con la mia famiglia.
Come al solito mio padre aprì il giornale e si lasciò rapire da un articolo interessante. Mamma invece cominciò a lamentarsi perché il piccolo Christian non le aveva permesso di dormire, ma io non la ascoltavo.
Pensavo invece a quell'uomo...
La ragione mi diceva che quell'immagine era solo frutto della mia fervida fantasia, ma il mio cuore voleva credere che quell'angelo esistesse realmente e si trovasse nella mi stanza all'unico scopo di deliziarmi con la sua musica.
Mi recai al lavoro ma, sebbene normalmente per me sia molto facile scrivere, quel giorno non fui in grado di produrre nemmeno un articolo soddisfacente.
Attesi con ansia la sera, evitai la cena giustificandomi dicendo di avere del lavoro arretrato. Salii velocemente le scale accompagnata dalle lamentele di papà che mi dipingeva il futuro a tinte cupe. “Tra vent'anni, quando sarai sola al mondo e diventerai soggetta a crisi isteriche ed esaurimenti nervosi, rimpiangerai la tua dedizione al lavoro!” diceva, ma io non mi curai di rispondere.
Spalancai la porta e mi fiondai in camera, diretta al pianoforte. Lo esaminai con cura e ben presto notai che tra due tasti era incastrato qualcosa di sottile e lucente.
Una piuma!
Allora non ero pazza!
E, se la nonna non mi aveva raccontato montagne di frottole quando ero piccina, quell'angelo sarebbe tornato a riprendersela: le creature celesti non possono permettere che gli umani sappiano della loro esistenza.
Fui pervasa dalla gioia più grande che avessi mai provato fino a quel momento. Lo avrei rivisto...
Sì, e forse avrei potuto porgergli qualche domanda... Forse avrei potuto appuntare tutte le informazioni che mi avrebbe fornito e raccoglierle nel manuale più attendibile circa la vita celeste, sfondando così nel mondo del giornalismo!
Forse.. Forse...
Il raziocinio tornò a governare la mia mente.
Prima di lasciarmi trascinare in un vortice di fantasiose ipotesi dovevo accertarmi dell'esistenza dell'angelo e avvicinarlo.
C'era un solo modo per fare questo.
Mi infilai il pigiama in tutta fretta e scivolai sotto le coperte.
Dovevo solo aspettare...
Rimasi per ore immobile fissando il pianoforte in attesa.
Ormai cominciava ad albeggiare e mentre il sole si innalzava in cielo trionfante le mie speranze tramontavano lentamente insieme alla luna pallida e stanca.
All'improvviso un lieve fruscio attirò la mia attenzione. Proveniva da una zona alle mie spalle.
Chiusi gli occhi e non mossi un muscolo.
Il cuore mi martellava frenetico nel petto, ma mi imposi di fingere di dormire per qualche minuto prima di lasciare che la curiosità avesse la meglio.
Quando riaprii gli occhi lui era lì, in piedi di fronte allo strumento che suonava magnificamente.
Le ali spropositatamente grandi fremevano mentre le sue dita sfioravano i tasti alla ricerca della piuma.
Quando la trovarono la strinsero e la avvicinarono al suo petto.
Non ebbi modo di vedere ciò che accadeva a causa della mole delle sue ali, però sentii che un dolcissimo sentimento si faceva strada nel mio animo.
Non ero pazza, gli angeli esistevano davvero.
Sarei diventata ricca se lo avessi convinto a raccontarmi i suoi segreti.
Forse era il mio angelo custode.. Forse no, ma in ogni caso valeva la pena ascoltarlo.
“Ehi, allora non sei un sogno!” esclamai contenta.
Le ali smisero all'istante di fremere e i muscoli della sua schiena si contrassero.
“Perché non rispondi? Non ho alcuna intenzione di nuocerti.”
Perché gli umani pensano che gli angeli siano creature innocenti e vulnerabili?
Si voltò di scatto e mi pianto in faccia un paio di tremendi occhi rossi.
Le piume delle sue ali avevano assunto una spiacevole tonalità grigiastra e le braccia tese lungo i suoi fianchi avevano l'aria di essere incredibilmente forti.
Guardai quel volto terrorizzata.
Aveva lineamenti marcati, incorniciati da lunghi capelli castani e lisci, gli occhi color del sangue e un ghigno poco amichevole stampato in faccia.
D'un tratto il vortice d'aria provocato dal suo battito d'ali mi scaraventò giù dal letto, e prima che potessi rendermene conto l'orrenda creatura saettò verso di me ad una velocità impensabile.
Serrai le palpebre temendo la fine, che non arrivò.
Quando riaprii gli occhi ero stesa a terra e tremavo convulsamente, ma ero sola.
Ero sola ed avevo nuovo, validissimo materiale con cui plasmare i miei incubi.
 
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